Cyber Bullismo: Persecuzione VIRTUALE dalle conseguenze REALI

Cyber Bullismo: Persecuzione VIRTUALE dalle conseguenze REALI

I recenti fatti avvenuti a Pordenone, dove una ragazzina di soli 12 anni ha tentato il suicidio, riportano l’attenzione sul tema del bullismo.

Due le lettere scritte dalla ragazza prima di lanciarsi nel vuoto, una indirizzata ai genitori, nella quale chiedeva scusa per il terribile gesto, e l’altra ai suoi compagni di classe, nella quale era riportata la frase “adesso sarete contenti”.

Si fa largo quindi l’ipotesi del bullismo come causa del gesto.

Ancora ricoverata in ospedale, si trova fortunatamente fuori pericolo di vita. Al contrario di Carolina, 14 anni, che solo tre anni fa si tolse la vita a Novara poiché vittima di molestie riprese con il telefonino e pubblicate sui social, o il giovane Andrea di Vigevano che a soli 26 anni si tolse la vita a causa del bullismo di cui era vittima sul luogo di lavoro.

Sui fatti di Pordenone le indagini della Polizia potrebbero allargarsi ai genitori dei compagni di classe della ragazza, per il mancato controllo dei figli minori.

La Procura dei minori, intanto, ha sequestrato computer, telefono e apparecchiature informatiche usate dalla giovane, ed ora si indaga sui messaggi e sulle chat dei social network.

Cyber bullismo dunque, sembrerebbe essere la causa del gesto, questa persecuzione tecnologica che sempre più spesso, soprattutto tra gli adolescenti ha conseguenze devastanti nella vita reale.

I numeri sono agghiaccianti, un adolescente su due è vittima dei bulli, perlopiù ragazze.

Il bullismo riguarda gli adolescenti ma coinvolge inevitabilmente anche i genitori, e non solo per le responsabilità penali che questo reato comporta, ma anche per l’importante ruolo che rivestono nella prevenzione di tale fenomeno.

Il controllo e la supervisione anche nell’utilizzo delle apparecchiature elettroniche, di Internet e dei Social Network può essere un significativo deterrente al Cyber bullismo, ossia il bullismo che si manifesta attraverso la rete, e per questo ancora più difficile da riconoscere e fermare.

Che siano le vittime o che facciano parte del “branco”, gli adolescenti hanno bisogno di essere protetti, a volte anche da loro stessi.


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