Perché rivolgersi ad un investigatore privato e non "investigare" da soli?


Siamo certi che in molti se lo siano chiesti.

Probabilmente ci si pone questa domanda ogni qual volta ci si rivolge ad un professionista, chiedendosi se sia proprio necessario, se non si possa fare "da soli".

Puntualmente poi ci si rende conto che la consulenza, la competenza, la conoscenza, l'esperienza e la professionalità non sono un optional e rivolgersi ad un professionista è la scelta non solo più logica ma anche più conveniente.

Ciò accade anche per le Investigazioni Private, ma in questo ambito il "fai-da-te" è fortemente sconsigliato.

I motivi sono molti:

Che si tratti di indagini per i privati o per le aziende, il comun denominatore è senz'altro l'esigenza di conoscere la verità, per farlo è sicuramente importante essere obiettivi e non personalmente coinvolti, ma soprattutto è necessario conoscere gli ambiti nei quali è possibile intervenire e i limiti imposti dalla legge, oltre a disporre degli strumenti adatti e sapere come affrontare ogni imprevisto grazie all'esperienza acquisita.

L'aggiornamento continuo di chi svolge questo lavoro è un elemento imprescindibile, la conoscenza del quadro normativo in materia di privacy è fondamentale per fornire al cliente prove che, non solo siano state ottenute nel rispetto della privacy ma che possano anche essere utilizzate in sede legale.

Sono numerose le sentenze che hanno colpito ignari o consapevoli "detective fai da te", che oltre a non aver ottenuto il risultato sperato, si sono anche visti costretti a pagare i danni.

Ad esempio, spiare il proprio coniuge o convivente, attraverso microspie occultate in casa propria, configura il reato di interferenza illecita nella vita privata (art. 615 bis c.p.).

Questo sia che a farlo sia un investigatore privato o un normale cittadino.

Le prove, anche schiaccianti, acquisite in questo modo, non solo non potranno essere utilizzate in sede legale, come stabilito dall'articolo n. 191 del codice di procedura penale (inutilizzabilità delle prove acquisite in violazione dei divieti di legge), ma rendono, colui che le ha ottenute, querelabile.

L'attività di investigazione privata è concessa da una specifica licenza rilasciata dalla prefettura, che autorizza il titolare e i suoi collaboratori a svolgere indagini.

Il rilascio di tale licenza è vincolato dalla presenza di alcuni requisiti. Negli ultimi anni la normativa in merito è stata fortemente rinnovata, pertanto chi svolge oggi questa professione è una figura competente e aggiornata, che ha maturato necessariamente una certa esperienza, oltre ad avere i titoli di studio richiesti e a frequentare costantemente corsi d'aggiornamento.

La relazione redatta dall'agenzia, così come le prove da essa acquisite, hanno valore probatorio, possono dunque essere utilizzate dall'avvocato in sede legale, il quale potrà senz'altro garantirvi una miglior difesa supportato dal fascicolo rilasciato dall'investigatore privato.

La valenza probatoria della relazione investigativa è stata confermata più volte in diverse sentenze, la n.1166 del 2012, la n.1329 del 2013, la n.11516 del 2014, le quali, all'interno di indagini di vario genere hanno confermato la validità di quanto appurato e documentato da un investigatore privato.

Per questi motivi è importante rivolgersi ad un'agenzia professionale, per poter tutelare i propri diritti nel modo più efficace e nel pieno rispetto della legge. 


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