La violenza in un clic


Dal 2013 in poi, in relazione all’imponente diffusione dei social network e degli smartphone tra i ragazzi, le denunce per prepotenza online tra minori presentate negli uffici della Specialità della Polizia di Stato sono di gran lunga aumentate.

La presenza dell’Unità di Analisi dei Crimini Informatici (UACI) presso il Servizio di Polizia e delle Comunicazioni ha consentito di esaminare le specificità dei fenomeni di prepotenza in rete tra minori, predisponendo studi e approfondimenti utili per orientare in maniera più efficace gli interventi operativi per queste nuove forme di devianza minorile. Il numero crescente di denunce e l’allarme sociale destato da alcuni suicidi giovanili riconducibili al cyberbullismo hanno inoltre, determinato l’avvio di importanti campagne di sensibilizzazione e informazione sui rischi di internet rivolti alle potenziali vittime e agli adulti significativi.


La prima legge italiana che disciplina specificatamente il tema del cyberbullismo è la n. 71 del 29 maggio 2017 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”.
Tale legge, in un’ottica preventiva ed educativa nei confronti dei minori coinvolti siano essi vittime o autori di reato, promuove una stretta sinergia tra coloro che concorrono ad assicurare la sicurezza dei minori in rete, quali le forze di polizia, gli insegnanti, i genitori.
Inoltre, la legge fornisce una definizione di cyberbullismo, inteso come “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ingiuria, ricatto, denigrazione, diffamazione, manipolazione, furto d'identità, alterazione, acquisizione illecita, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti online aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante è sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori, ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso o la loro messa in ridicolo”.


L’articolo 2, "tutela della dignità del minore", istituisce una procedura per la quale il minorenne (ultraquattordicenne) o la famiglia dello stesso (nel caso in cui il minore abbia un’età inferiore ai 14 anni) possono inoltrare al gestore del sito internet o del social media un’istanza per l’oscuramento, la rimozione o il blocco di qualsiasi dato personale del minore diffuso nella rete internet. Qualora il sito internet o il social media non provveda entro le 24 ore ad oscurare il dato personale, è possibile formulare la medesima istanza direttamente al Garante per la protezione dei dati personali. Trattasi di misure di autotutela che possono consentire di bloccare azioni virtuali dannose prima che assumano un livello di gravità sostanziale.

 

TIPOLOGIE DI CYBERBULLI

  • SOCIABLE CYBERBULLY: è il più comune e comprende oltre la metà dei casi. Sono ragazzi che vogliono divertirsi e far divertire gli appartenenti al loro gruppo di amici, poco inclini al pensiero astratto e propensi piuttosto al pensiero concreto. È più frequente nei maschi
  • LONELY CYBERBULLY: il cyberbullo solitario è relativamente isolato, ha pochi amici, trascorre la maggior parte del tempo su internet. Infatti, coloro che usano molto internet possono avere relazioni sociali più povere rispetto a coloro che lo usano poco, e possono avere un incremento dei sintomi depressivi. Mentre alcune sue vittime possono essere compagni di scuola, altre possono includere celebrità e figure pubbliche.
  • NARCISSISTIC CYBERBULLY: il cyberbullo narcisista è caratterizzato da arroganza e autocelebrazione; è motivato dal desiderio di esercitare potere sugli altri, si compiace dal senso di importanza che internet gli fornisce nell’attaccare le vittime; può percepire effetti positivi sull’autostima e sul benessere quando il suo profilo è apprezzato; può provare particolare piacere se i messaggi e le immagini che trasmette diventano virali o portano a conseguenze che attraggono l’attenzione pubblica.
  • SADISTIC CYBERBULLY: il cyberbullo sadico trae divertimento dagli effetti negativi che causa alle sue vittime e non necessariamente desidera vederne direttamente l’evidenza, ma gli è sufficiente semplicemente immaginare il livello di danno e sofferenza che ha inflitto. Si tratta di individui con tratti narcisistici che, quando sono offline, manipolano il proprio ambiente sociale per mantenere il proprio livello di sé elevato. Vi è una generazione con un estremo narcisismo digitale, che richiede costante feedback e conferme. Si associa spesso a disturbi di personalità ed è il meno frequente.
  • MORALLY-DRIVEN CYBERBULLY: il cyberbullo moralmente guidato basa le sue azioni sul pensiero che la vittima stia ricevendo giustizia per qualche trasgressione che ha commesso, inclusi comportamenti considerati come riprovevoli.

 

DATI STATISTICI


Il 59% delle vittime ha pensato al suicidio secondo i dati dell'Osservatorio Nazionale dell'Adolescenza, una piaga che secondo l'ISTAT colpisce il 7% dei ragazzi tra gli 11 e i 13 anni e il 5,2% degli adolescenti tra 14 e i 17 anni.
Le denunce per prepotenza online tra minori sono cresciute nel corso degli anni, passando da 154 nel 2013 a 325 nel 2017, stabilizzandosi tra i 200 e i 300 casi l'anno.


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